Vite a confronto. Una infamia tutta natalizia e contemporanea

E’ Natale e inizia la corsa ai regali.Una signora americana regala un collare al proprio cane del costo di oltre due milioni di dollari. Prestigiose case orafe e gioiellerie propongono collari per cani tempestati di pietre preziose.
https://www.ilovedogsdiamonds.com/#all

-La Collection de Bijoux è una linea di collari per cani molto preziosa, che si fa notare per la sua opulenza e per la presenza di veri e propri diamanti.
I collari della collezione partono da prezzi esorbitanti, pari a 150.000 dollari, e sono in grado di arrivare a cifre spaventosamente alte.

Realizzati da I Love Dogs Diamonds, possono essere personalizzati e richiedono dalle otto alle dodici settimane per essere completati.

Il più costoso della serie, e forse del mondo, è un collare che vanta 1600 diamanti per un totale di 52 carati e di ben 3,2 milioni di dollari di valore. Lo fareste indossare al vostro cane?  Tutti e tutte sfoderano le migliori pellicce per la messa di Natale. Si spendono fiumi di denari per preparare vigilia, pranzi e cenoni.

Ci dimentichiamo, anzi ce ne freghiamo, di come siano stati allevati ed ammazzati gli animali che ingurgitiamo. Ce ne freghiamo, anzi ci dà fastidio, se fuori dei negozi c’è qualche poveraccio che chiede l’elemosina. Nelle città si invocano politiche per allontanare i clochards che ci infastidiscono.

Siamo bravi e buoni perché siamo belli.
Siamo ben vestiti.
Abbiamo il portafogli pieno e la tavola ben imbandita.
Ci sentiamo talmente buoni che casomai diamo anche l’euro del carrello al nero fuori del supermercato.

Ebbene io vorrei oggi parlarvi di un Natale diverso. Anzi di più Natali diversi. Vi vorrei parlare di Grazia e Patrizia che da anni e anni vivono condividendo la propria vita nei territori più martoriati abbracciando i più poveri del mondo in Burkina Faso.

Che da anni vanno alla ricerca di bambini abbandonati per poi crescerli amorevolmente.
Che da anni e anni sono il miglior faro per tutte le ragazze madri cacciate dai loro villaggi perché casomai vedove.

Che da anni e anni lottano con i denti e con le unghie per dare una buona istruzione, una buona sanità, una speranza di vita migliore a tanti e tanti prima bimbi, poi adolescenti e poi giovani burkinabè.
Vi vorrei parlare di Iolanda che da anni e anni raccoglie per le strade e per le case le bambine vittime di violenza in Brasile e le aiuta a crescere, a ritrovare un’infanzia ed una adolescenza quanto migliore possibile.

Vi vorrei parlare di Felix che all’età di due anni fu trovato abbandonato sotto un albero perché tanto oramai, colpito da malaria, era destinato a morte sicura. Salvato, poi, proprio da Grazia e Patrizia.
Vi vorrei parlare di tutti quei bambini morti di malaria perché le famiglie non hanno i soldi per pagarne la cura (dai 5 agli 8 euro, ma senza diamanti ed ori vari);

Vi vorrei tanto parlare di Afoussiatou che all’età di due anni è morta un po’ di giorni fa per malaria perché il suo corpicino era troppo denutrito per poter rispondere ai farmaci.
Vorrei parlare della raccolta fondi lanciata da Tante Mani Per Uno Sviluppo Solidale ONLUS per dare un pranzo di Natale a tanti bimbi (la trovate su Facebook):

Questo Natale non mangiare solo… aggiungi un posto alla tua tavolata e invita un bimbo o una bimba burkinabè a mangiare con te!

5 euro sono un pranzo felice per i bimbi e le madri del nostro Centro di Prima Accoglienza “I Danse”. L’anno scorso eravamo circa 300: 200 bambini e un centinaio di adulti. Se raccoglieremo più del necessario utilizzeremo i fondi per la mensa dove ogni giorno pranzano 60 bimbi!?

Vi vorrei parlare di Adam, un uomo di quasi 70 anni, che da oltre 10 anni vive in mezzo alla strada di Barcellona, dormendo in un sottoscala, perché non ha più trovato lavoro. Perdere il lavoro a 57 anni è peggio della morte cerebrale per un uomo solo, che viene lasciato solo! Un uomo di grande dignità costretto a “vivere” con 280 euro al mese. Un uomo che i negozianti spesso scacciano perché “abbruttisce” le loro vetrine. Ma a cui altri, per fortuna, danno piccole mansioni per poterlo aiutare.

Vorrei parlare di tante cose, ma grazie a Dio ci sono persone come Grazia, Patrizia, Iolanda e tante altre che anziché parlare fanno. Operano. Accolgono e abbracciano gli emarginati senza farli sentire sempre soli.

Persone che sanno celebrare il Natale ogni giorno della loro vita. Ogni mattina. Ogni istante.

Vi vorrei parlare di tante cose, ma perché perdere tempo.
Chi queste cose vuol sentirle le sa già e già sa cosa fare, non ha certo bisogno di me per ricordarsene.
Chi non le vuol sentire le sa già e non farà nulla, girerà la testa e non vuole certo che qualcuno gliele ricordi. Potrebbero infastidire il suo Natale.

Personalmente nel mio piccolo auguro un buon Natale a tutti.
Ed in particolare modo a tutti coloro che sono in cerca di una vita migliore.
A tutti coloro che lottano per la propria sopravvivenza ogni giorno.
A tutti coloro che non girano mai lo sguardo.
A tutti coloro che non possono tollerare razzismo e discriminazione.
A tutti coloro che non vogliono sovranisti e xenofobi alla propria tavola.

Il dubbio però esiste.
Ma in un mondo dove i bambini muoiono ancora di fame e malaria e le signore comprano collari da milioni di dollari al proprio cane il Natale esiste ancora?
Ha ancora un senso?
O è una grandissima presa per i fondelli?

Un caro saluto
Marcello Gianferotti
SOURCE: SAMIZDAT EDICIONES – LA VOZ
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