UNA GRANDE DELUSIONE

DA UNA PARTE L’EGOISMO DL NORD EUROPA, DALL’ALTRA L’INCAPACITÀ DEL NOSTRO PAESI E DEI PAESI DEL MEDITERRANEO A TENERE IL PUNTO. A PRETENDERE. MA SOLO A CHIEDERE CON IL CAPPELLO IN MANO.

Una grande delusione la decisione dell’eurogruppo del 9 aprile per quanto riguarda l’uso del MES.
Non solo il rifiuto degli Eurobond, dimostrazione cristallina dell’egoismo e del menefreghismo di alcuni Stati (Germania e Olanda per primi, ma non solo), ma anche in quanto nelle discussioni degli ultimi giorni era apparsa la disponibilità di quasi tutti i paesi a modificare comunque la struttura del MES affinché permettesse in questo momento l’uso dei prestiti praticamente senza condizioni macroeconomiche (ossia evitando a priori quanto accaduto con la Grecia).
L’unico paese a rifiutare questa possibilità era l’Olanda (ma la Germania NON ha fatto alcuna pressione in merito e l’Olanda, che che se ne dica, alla Germania non avrebbe certo detto di no).  Purtroppo l’eurogruppo del 9 aprile non è riuscito a superare le resistenze di questo paese (in parte dovute al clima pre-elettorale). Trovo questo risultato molto deludente, perché chiude la possibilità di usare il MES in una maniera identica agli eurobond e ne riduce l’uso a delle cifre non molto significative ed a degli impieghi ben ridotti.
Si è deciso di creare nel MES una linea di credito speciale chiamata “Pandemic Crisis Support”.
Ogni paese dell’eurozona può richiederne l’uso per una cifra pari al due per cento del suo PIL alla sola condizione di impegnarsi ad usare questi fondi per il sostegno “diretto e indiretto dell’assistenza sanitaria resa necessario dalla crisi del Covid-19“. Questa linea di credito sarà disponibile per la durata della crisi del Covid-19.
Da notare che questo impiego NON prevede in alcun modo l’impiego dei fondi per aziende, imprese, famiglie ecc. Quindi per le aziende rimarranno solo i prestiti interni laddove accordati e concessi. E vi assicuro che i soldi andranno solo a chi potenzialmente non ne ha bisogno.
Infatti tra i requisiti fondamentali per la valutazione della concessione dei prestiti da parte delle banche pubblicati dall’ABI ci sono tre voci statuarie:
1) alla data del 31 dicembre 2019, non deve essere stata classificata nella categoria delle imprese in difficoltà (come se il 2018 ed il 2019 per le aziende siano stati facili e queste siano potute entrare nel 2020 in piena forza);
2) alla data del 29 febbraio 2020, non deve avere nei confronti del settore bancario esposizioni deteriorate, secondo la definizione della normativa europea (che esclude almeno il 60/70% delle aziende italiane piccole e medie);
3) l’impresa che beneficia della garanzia, inoltre, deve assumere l’impegno di non approvare la distribuzione di dividendi o il riacquisto di azioni nel 2020 (e questo ci potrebbe anche stare per le grandi aziende, ma i piccolissimi, gli artigiani, i professionisti?);

È vero che ogni paese spende per l’assistenza sanitaria pubblica una cifra tra il 5 e l’8 per cento del proprio PIL e che con un minimo di creatività si potrebbe giustificare il ricorso a tutto il due per cento disponibile. Ma una soluzione ragionevole poteva prevedere l’uso di più o meno la metà della capacità di prestito residua del MES (circa 200 miliardi) per prestiti chiesti ora durante la crisi Covid. Questo era il senso della proposta avanzata qualche giorno fa da un gruppo di economisti di vari paesi: A proposal for a Covid Credit Line .
La possibilità di chiedere prestiti avrebbe naturalmente dovuto essere estesa a tutti i paesi dell’eurozona, con la possibilità per alcuni paesi di indicare di non averne bisogno e di permettere ad altri paesi di utilizzare la propria quota. Questo avrebbe permesso di soddisfare senza difficoltà, alle condizioni tripla A del MES, le necessità di finanziamento dei tre/cinque paesi che potessero aver avuto bisogno di prestiti a tassi di interesse bassi (probabilmente una cifra complessiva tra i 150 e i 200 miliardi di euro).

La verità in tutto quanto sta accadendo che, volenti o meno, esistono due Europe.
Non che la sfiducia dell’Europa del Nord verso quella del Sud sia completamente infondata. Sicuramente 30 anni di politiche “strane” hanno minato la nostra credibilità, ma qua si tratta di persone. Di gente che rischia di morire. Di persone che rischiano di sopravvivere al virus e morire poi. Per ogni imprenditore, anche piccolissimo, che salterà, salteranno famiglie. Allora inizierà la corsa all’aiuto di queste famiglie e fanciullo all’imprenditore saltato al quale, non solo non si daranno aiuti, ma si riserverà una bella procedura concorsuale, il fallimento e casomai anche una condanna. Perché si sa in Italia la soluzione del problema è trovare un colpevole, non la soluzione.

Mi dispiace, e lo dico da Europeista convinto,  ma quanto accaduto e quanto sta accadendo da 100 giorni in Europa e nel mondo, ha dimostrato in maniera chiara ed inequivocabile che questa Europa NON è si assolutamente necessaria, ma NON è più quella pensata originariamente.
E’ un accrocchio di interessi e di paesi che non hanno alcun interesse di perdere sovranità a beneficio del vero interesse comune.
E’ un accrocchio di paesi che aspettano la possibilità di poter sfruttare le debolezze degli altri e che ritengono giusto farlo.
E’ un accrocchio di paesi che oramai hanno avallato l’idea che la qualità intellettuale, giuridica e sociale sia data dal portafoglio e non da ciò che sia effettivamente giusto.
E’ un accrocchio di paesi e basta.
Non è l’Unione di paesi destinati a trasformarsi nel tempo ad uno stato federale.
Non è l’Unione di paesi coesi per creare uno stato forte ed unito contro tutto e tutti.
E’ bastato un virus per dividerci e affermare l’idea che l’aiuto fosse determinabile dalla convenienza economica.
Come del resto si è fatto in Italia con la chiusura di centinaia di ospedali. Sono in perdita, costano troppo, e allora si chiudono. Senza tenere conto che esistono servizi che devono essere capillari e ben forniti, al di la del costo.
Si è oramai sdoganata l’idea che tutto debba essere “autorizzato” dalla convenienza economica. E qua muore l’umanità, la dignità e la giustizia sociale.

Il nostro Governo è stato incapace di puntare i piedi.

Sono stati incapaci d’avere coraggio.
E ora ci faranno passare questa ennesima sconfitta come una vittoria, ma ne riparleremo tra un anno.

 

Un caro saluto,

MG