Pubblicato per Samizdat Voz
Ho assistito oggi ad un vero e proprio scontro generazionale.
Uno scambio di idee molto forte tra due persone sicuramente molto istruite, ma d’epoche diverse.
Una sulla sessantina ed una che non arrivava alla trentina.
Quanto si sono detti e quanto emerso da questa bella discussione mi spinge a scrivere qualcosa e condividere questo argomento con tutti voi perché sono certo potrebbe e potrà suscitare tanti e tanti interrogativi.
Sostanzialmente il Giovanotto, convintissimo della sua posizione, sosteneva che il paletto fondamentale della democrazia e della convivenza civile fosse l’assoluto ed incondizionato rispetto delle regole. Ossia ci sono delle leggi, ci sono delle regole, e vanno condivise ed osservate senza se e senza ma.
La persona con un bel po’ di anni in più sulle spalle e che sulla sua pelle aveva vissuto, tra le altre cose il Franchismo e l’uscita dal franchismo, la pensa un tantinello diversamente.
Lui sosteneva e sostiene che l’obbedienza cieca sia di per se l’inconscia accettazione della perdita della libertà. Della rinuncia alla scelta, al libero arbitrio, alla disobbedienza per cambiare in meglio.
L’obbedienza cieca è la dimostrazione della perdita di spirito rivoluzionario, della perdita della voglia di lottare.
Ebbene per me lui ha pienamente ragione.
Vedo sempre più persona che non hanno alcuna voglia di pensare.
Non hanno alcuna voglia di dire di no!
Non hanno alcuna voglia di andare contro, di parlare e comportarsi in controtendenza pur d’affermate le proprie idee, i propri principi.
Vedo sempre più persone che chiedono semplicemente che qualcuno gli dica cosa fare, cosa pensare, cosa sia giusto o sbagliate, cosa vada fatto.
L’obbedienza Cieca NON è assolutamente la rappresentazione di un popolo civile e composto, ma di un popolo povero, stupido, incapace di fare scelte. Scelte che forse spesso, molto spesso, approvano ed avallano quelle regole, ma che altre volte possono portare alla disobbedienza pur d’affermare principi diversi. Ahimè questo lo si vede più nei giovani che in quelli un po’ meno giovani.
La necessità d’essere branco;
La necessità d’avere idee e posizioni ampiamente condivise;
La necessità di sentirsi accettati nella propria società;
La necessità di conformarsi.
Ebbene spero che questo cambi.
I grandi cambiamenti sociali sono stati partoriti da quelle persone che hanno saputo combattere, subire e spesso “pagare” le proprie lotte da soli. C’è gente che come Gramsci e tanti altri, indipendentemente dal colore politico, ha fatto anni ed anni di galera pur d’affermate la propria idea o di sperare di vederla affermata e condivisa.
Lo stesso movimento letterario russo Samizdat ne è la prova, l’essenza.
Quindi NO.
Mai l’accettazione delle regole senza se e senza ma.
Ma l’accettazione delle regole secondo il principio fondamentale che la tua libertà abbia il diritto d’essere tale sino a quando non viola la mia.
Si alle regole ragionate, sane, secondo regole sociali, di condivisione e rispetto, ma mai volte alla limitazione della libertà. Che sia questa di parola, di stampa, di vita, d’amore, di convivenza, di lotta, di contestazione e del diritto di poterla pensare diversamente.
Sempre nel rispetto del sacrosanto principio che la tua libertà finisce, sempre, laddove inizia la mia.
Il cosiddetto stato di crisi o d’allarme come viene chiamato in Spagna dove siamo ha dimostrato chiaramente la tendenza dei popoli all’obbedienza Cieca.
Una obbedienza che fa male.
Una obbedienza che porta ad attendere risposte, non a porsi domande.
Ma come dovranno andare i bambini a scuola;
Ma che mascherina devo mettere;
Ma a che ore posso uscire;
Oddio quello mi sta ad un metro anziché due
Ecc
Senza chiedersi il perché delle cose.
Senza porsi il problema se abbia un senso o meno quello che ci chiedono di fare.
Senza provare a darsi delle risposte.
E qua veniamo al perché della discussione di questa mattina.
In una fila di una cinquantina di metri su un marciapiede un ragazzotto di quelli che sanno tutto loro, se l’è presa con un signore distinto perché non stava a 2 metri da lui, ma secondo lui era a 1 metro circa e doveva stare più lontano. Quel Sig.re sulla sessantina ha provato a spiegare al ragazzo che lui non doveva preoccuparsi in quanto eravamo in una fila con vento di fronte quindi chiunque dietro, distanza o meno, respirava ciò che ci era davanti emetteva. Mascherina o meno, distanza o meno. Il ragazzo s’è inalberato dicendo la regola è 2 metri e tu la devi rispettare e del vento non me ne frega nulla.
Questa cosa in piccolo, si ripresenta in grande su tante cose.
Dimostra la differenza tra chi conosce un problema, lo ha capito e prova a conviversi e chi pensa che la soluzione nel problema sia solo la rigida osservanza della regola. La stessa esatta differenza che c’è tra uno studente che impara una lezione a memoria e pensa d’aver studiato ed uno che la capisce, la perfezione e la fa sua.
Così arriveranno le persone che credono abbia un senso mandare i bimbi a scuola con i banchi divisi dal plexiglass (senza capire che un’aula è un ambiente chiuso, stagno, e dopo 20 minuti l’aria è satura di qualsiasi cosa tu emetta dai tuoi polmoni, mascherina, plexiglass, o meno), o che sia veramente importante distanziare le persona in aereo (chiusi in un tubo) senza porsi l’esigenza di sapere che tipo di ricambio d’aria ci sia e che filtraggio. E così via per tante e tante altre cose.
Come per l’esecuzione di un ordine Militare, di lavoro o quant’altro.
Deve sempre prevalere la ragione.
Essere obbedienti semplifica la vita si, ma specialmente a chi vuole controllarci.
Questa è l’unica grande verità che le nuove generazioni dovrebbero imparare.
Dovrebbero imparare ad andare contro NON come greggi che sposano un’idea comune perché fa tendenza perché così siamo tutti allineati (vedi Sardine varie ecc), ma perché ci credono. E non hanno paura d’andare contro. E non hanno paura di dire di no o di si perché sanno di dirlo con la loro testa e non con quella di qualcun altro.
Ripeto:
Essere obbedienti semplifica la vita si, ma specialmente a chi vuole controllarci e controllarvi!!!
Un saluto,
Marcello