La questione catalana

Non può essere affrontata con superficialità e sminuita ad un semplice capriccio. Bisogna tenere conto che questo braccio di ferro con lo Stato centrale sulla celebrazione del referendum va avanti dal 2006.

Personalmente ritengo che in un’era di globalizzazione e di apertura il solo parlare di secessione sia assurdo e vada contro tutto questo, ma rispetto l’idea secondo la quale ogni popolo, nel bene e nel male, sin quando non lede la libertà altrui, abbia il diritto di costruire la propria storia ed il proprio futuro.

Il mio Blog | Marcello Gianferotti

Cos’hanno chiesto i catalani di tanto indicibile? Di andare a votare. Semplicemente di votare in un referendum. Secondo il diritto spagnolo tale referendum era illegale. Ma che cos’è un referendum illegale? Dov’è l’illecito? È illegale porre quella questione specifica? Sono illegali i contenuti? Oppure i contenuti sono anticostituzionali? È illegale andare a votale? È illegale averlo proposto? Qualcuno si è chiesto cosa sia un referendum illegale?

Da ciò che leggo mi sa che lo hanno fatto in pochi. Un referendum illegale è un referendum la cui determinazione non trova applicazione legale. Ossia il cui esito non vale nulla. Ma se di esito si parla si sottintende che un voto ci sia stato. È giusto impedire ad una persona libera o ad una comunità di esprimere o risolvere un proprio dubbio con un referendum. E poi. Di chi è la colpa se un referendum è illegale o se ha contenuti illegali o anticostituzionali? Di chi lo ha indetto o dei votanti? Si compie un illecito o si lede gravemente qualcuno se andando a votare un referendum che non ha valore legale si esprime un proprio parere? L’uso di tanta violenza nel tentativo d’impedire il voto è ed è stato un atto fascista e criminale. I catalani si sono recati a votare con famiglie, in pace, taluni anche con i passeggini, trovandosi poi di fronte alla reazione violenta e smisurata delle autorità spagnole che, senza vergogna,

hanno aggredito e preso a manganellate gente che, neanche lontanamente, avrebbe pensato d’usare violenza. Quel pupazzo del re (viene da chiedersi come facciano ancora ad esistere case reali) anziché smorzare i toni, cercare di mediare e scusarsi per la sproporzione dell’uso della forza ha rincarato la dose ponendo l’accento sulla disobbedienza catalana. Disobbedienza? A chi? A chi diceva sta fermo che ti do una manganellata e loro si spostavano?

Disobbedienza a chi? A chi ti ha fatto credere che illegale fosse andare a votale e non applicare l’esito o meno del voto? La questione non è più se la Catalogna abbia fondato diritto di separarsi o meno. La Catalogna non credo abbia questo diritto “unilaterale” e forse non si separerà mai. Non ne ha ne i mezzi ne tantomeno esistono attualmente i presupposti (secondo mio parere). Non sono pronti. La questione è che l’aver ridotto questo ad una questione di forza, di prepotente imposizione ha creato fratture che certo non si risolveranno con una stretta di mano o con una imposizione forzata.

La frattura sarà difficile da risanare e quegli imbecilli che con la loro ottusità l’hanno generata, da una parte e dall’altra, non si rendono conto che hanno scritto una delle pagine più brutte della storia della Spagna del dopo, o quasi, franchismo. La democrazia è forse la più difficile forma di convivenza da applicare in quanto, alle volte, ti porta ad accettare regole ed idee che non condividi, ma offre e deve offrire sempre, la possibilità di un confronto leale e pacifico. È indubbio che la democrazia a senso unico, ossia fin che la pensi come me siamo tutti democratici, tipica del pensiero di destra, sia più facile, ma svilisce l’intelligenza dell’uomo e porta a quanto accaduto in Catalogna.

FONTE: La Voz Libre – La Voce Libera – La Voix Libre – The Free Voix – A Voz Livre –

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