Il mio Blog

  • Chi è Marcello Gianferotti

    Chi è Marcello Gianferotti

    Chi è Marcello Gianferotti? Ogni blog che si rispetti inizia con un’introduzione sul soggetto che lo ha creato. Nel mio caso non è un compito facile per me. Un po’ per la mia timidezza, un po’ per il senso di privacy e riservatezza che mi hanno accompagnato fin da quando ero piccolo e che mi mettono in seria difficoltà quando mi chiedono di “aprirmi”.

    Sarebbe più facile farlo fare agli altri ma… la mia splendida moglie ed i miei figli, le persone più importanti della mia vita mi hanno liquidato con un “fai tu”. Scherzo…Ma neanche troppo! 😉
    Riprendendo il filo del discorso, non è facile descrivermi. Sono in primis un marito devoto e innamorato e padre di due splendidi figli e poi c’è tutto il resto.

    Ma vediamo insieme chi è Marcello Gianferotti.

    Vediamo Insieme chi è Marcello Gianferotti

    Sono un agronomo che però ha cambiato strada innamorandosi di economia e finanza, ragione per cui ho deciso di continuare, anche se diversi anni dopo, il mio percorso di studi laureandomi in Economia con specializzazione in finanza a Lugano, in Svizzera nel 2006.

    Sono un appassionato d’arte, di cibo, di viaggi e di moto. Ho fondato insieme a mio fratello scomparso recentemente un concept chiamato “Bikers Number One” che molto più di un club per motociclisti.

    E’ una famiglia, un’azienda che vende moto americane, in special modo Harley Davidson e Indian Motorcycles, è un organizzatore di tour per motociclisti pensati da un motociclista giramondo come sono io e molto altro.

    Per lavoro e per passione ho girato in lungo ed in largo l’Europa, l’Africa, il Sud America e mi sono innamorato di ogni posto per il calore delle persone, per l’ospitalità e per il cibo. Amo definirmi un gourmet. Mi piace il buon cibo e mi piace moltissimo cucinare per la famiglia e gli amici.

    Marcello Gianferotti, questo sono io

    Una persona come tante con un’infinità di passioni. Tre su tutte: la cucina, i viaggi e la scrittura. Anche se trovo un po’ riduttivo citarne solo tre. La scrittura mi ha accompagnato in ogni fase della mia vita, prima attraverso riflessioni personali che annotavo sulle mie amate e fedeli compagne di penna, le Moleskine per poi tradursi pian piano in approfondimenti di temi che mi sono stati e tutt’ora mi stanno particolarmente a cuore, come l’economia, la finanza, la politica italiana ed estera.

    Sto finendo di scrivere e pubblicando diversi libri, tra cui “La Storia dell’Orso Peloso”, storia di uno spaccato italiano”. Ho diversi blog di politica, attualità, economia e aggiornarli continuamente non è sempre facile.

    In più continuo con il mio lavoro di imprenditore e di venture, captando le esigenze del mercato e facendo matching con i numerosi contatti acquisiti durante la mia carriera al fine di dare una mano a giovani imprenditori visionari che hanno voglia di far decollare o crescere la loro idea, contribuendo a trovare fondi per lo sviluppo e la realizzazione dei progetti.

    L’ultimo concepito è un libro dal titolo “il giro del mondo in 80 piatti”.

    Titolo evocativo che semplificando parla di cucina. Sì ma Cucina (volutamente con la C maiuscola) intesa come passione, ricerca di sapori perduti, evocazione di sensazioni ed emozioni irripetibili che ci fanno tornare alla nostra infanzia e al nostro passato in generale.

    D’altra parte sono profondamente convinto che nulla possa ricordarci di più la nonna che il suo ragù o i suoi manicaretti. Ci sono odori e profumi che si fissano a livello cerebrale e che sollecitati sono in grado di riaprire cassetti della memoria talmente nascosti che pensavamo non esistessero più.

    Ecco, in poche righe, questo sono io…


  • Referendum e Regionali. Che ci lasciano?

    Referendum e Regionali. Che ci lasciano?

    Si sentono parecchie analisi scontate. Si sentono parecchie conferme di vittoria. È vero i politici alla fine hanno vinto tutti. Il governo si è rafforzato, ma la destra non ha perso, anzi si conferma e conquista regioni. Chi perde è sempre l’Italia. Non si sentono analisi coerenti.

    Noi di Samizdat lo si sa abbiamo il cuore a sinistra, molto a sinistra, e non possiamo che constatare ancora una volta quello che ci spaventa sempre più, ossia la comunque costante, deleteria presenza della destra. Volenti o meno, appare sì la tenuta della pseudo sinistra o  centro-sinistra (come in Toscana ad esempio), ma è un dato di fatto che dove la destra non governi comunque stia tenendo e comunque i distacchi si misurino in una manciata di voti.

    La stragrande affermazione di Fratelli d’Italia, che da una parte mitiga la flessione della Lega, ne è di fatto la dimostrazione. La conquista di una regione come le Marche, storicamente di Sinistra, almeno per le ultime legislazioni, lascia pochi spazzi ai commenti. Il nostro Renzi che non raggiunge neanche il 50% della propria ottimistica previsione. E poi… la vittoria del SI. Legittima, Democratica, Palese, Assolutamente deleteria per la democrazia a nostro avviso. Assolutamente la dimostrazione delle strada intrapresa da tempo che porta, guida, e accompagna la nostra democrazia alla prossima dittatura non dichiarata, ma assolutamente all’orizzonte.

    Si apre qua un mondo. Cosa vogliono gli italiani. Perché votano SI in stragrande maggioranza. Ebbene questo si ricollega ad una vecchia analisi pubblicata da noi già tempo fa. L’abitudine moderna non è individuare un problema e lavorare per la soluzione (in questo caso la malapolitica e lavorare verso la buona politica). No signore. La soluzione passa per l’individuazione di un colpevole e la punizione di questo. E questo risolve tutti i mali. I colpevoli sono i politici e io li punisco mandandoli a casa. Licenziandoli. Fieri d’aver ottenuto la propria libbra di carne. Non si pensa al fatto che la democrazia si regga sulla pluralità dei parlamentari. Che la democrazia diminuisce quanto più diminuisce la rappresentanza del popolo.

    No, si pensa alla punizione. Perché devono guadagnare meno (ma meno non guadagnano). Perché devono soffrire anche loro (ma soffrire non soffrono). Perché così risparmiamo (ma il risparmio è pressoché impercettibile, direi inesistente – e poi il risparmio lo si fa eliminando i vitalizi, pagando meno i politici, gli assistenti, gli uscieri, i portaborse ecc e non riducendo il numero di chi ti rappresenta).

    Allora? Che succede? Succede che agli italiani si è chiesto di fare quello che fare non vogliono. E cos’è che non vogliono fare gli italiani? Gli Italiani non vogliono pensare, non vogliono scegliere, non vogliono decidere. Per dirla all’italiana non vogliono rotture di palle. Sono un popolo lavoratore, ingegnoso, individualista (molto individualista), traffichino, servizievole e non vogliono dover decidere perché questo vuol dire schierarsi apertamente, e quindi compromettersi. Si tende a seguire il vento, la massa, la propria convenienza ed il proprio interesse.

    E questo genera il terreno fertile per la destra. Il governo forte. L’uomo solo al comando. Il simbolo, il duce. Un uomo che rappresenta una nazione, che decide e sceglie per tutti e sa infiammare le folle. Questo vogliono tanti Italiani. Vogliono semplicemente osannare e poter adulare e poter giovare dell’uomo al comando. L’uomo solo che decide e che è il mentore e padre di tutti. Quello che negli ultimi tempi hanno visto in Conte. L’uomo simbolo che rappresenta il paese.

    Certo, Conte ha fatto un buon lavoro. Non lo mettiamo in dubbio. Con i suoi meriti ed i suoi errori (ma chi non ne avrebbe fatti), ma ha intrapreso un cammino di difficile reversione. L’uomo solo al comando piace all’italiano. Piace tanto alla maggioranza degli italiani, di destra e di sinistra. E allora a che serve il Parlamento. A che servono le Camere. In un paese dove per democrazia s’intende il concetto che se vince la sinistra la destra deve fare tutto quello che dice la sinistra sino a che non si rivota e, viceversa, se vince la destra la sinistra dovrebbe stare zitta e fare quello che dice la destra sino a nuove elezioni che ci si può aspettare.

    Se questa è l’idea di democrazia che emerge sempre più vuol dire che il concetto vero di democrazia non è radicato nel sistema italiano. Ecco perché l’Italia è forte e stabile solo quando c’è l’uomo forte al comando. Ecco perché la politica italiana, sempre più scadente e mediocre, ha fatto del Parlamento e del Governo tutto un “mercatino” un luogo di scambio che, a caduta, si ripete tale e quale sino all’amministrazione del più piccolo dei comuni.

    Ed in un paese così… che non ha conquistato la propria indipendenza con la rivoluzione francese; che non ha abbandonato la monarchia con un voto CHIARO e distinto; che ha osannato il fascismo prima ed il comunismo poi; che è pronto a fare qualsiasi cosa ed a sopportare qualsiasi cosa pur di non porre a rischio il proprio orticello o per migliorarlo; che ha fatto dell’ipocrisia e dell’egoismo la propria bandiera; che in molte e molte regioni del centro e del sud è riuscita a passare sopra e dimenticare le offese e le umiliazioni della Lega; che offre al mondo scienziati e tecnici meravigliosi, per certi versi unici, ma che non riesce a fare mai, assolutamente mai, gioco di squadra se non fine a se stesso.

    Che c’è da aspettarsi? Che la destra tenga. Che la sinistra pian piano diventi centro e poi tenda sempre più a destra (non ci dimentichiamo che il PD nasce dal matrimonio strano tra PCI, PSI, PRI, PLI, DC ed altri partiti minori). Che si riduca la rappresentanza parlamentare del paese perché tanto non serve. Che tutti aspirino all’uomo solo al comando.

    Non mi viene di pensare ai grandi Statisti Italiani. Ai padri costituenti della nostra bella Carta Costituzionale che spesso invochiamo e sbandieriamo come un vanto senza neanche conoscerla. Ripenso solo a mio nonno e a quegli uomini che passavano le estati con lui sotto la tettoia dei Bagni Torretta, il suo stabilimento balneare. Quegli uomini che vissero alla macchia per anni pur di difendere la libertà e la democrazia. Quegli uomini costretti a nascondere la propria famiglia ed i propri bambini dalla vigliaccheria dei traditori fascisti. Quegli uomini che dettero tutto, spesso anche la vita, ma che in tanti casi persero le terre, le case e spesso le famiglie pur di mantenere alti i loro ideali di libertà. Quegli uomini che presero a calci i fascisti a proprie spese e che i propri discendenti non perdono modo di umiliare e relegare a mere e spesso scomode figure del passato. Quanta storia e quanta cultura italiana buttata nel pattume. Quanti prodi partigiani e uomini di cultura, di coraggio e di fiera sinistra, di sinistra quella  vera (che non è necessariamente il Comunismo Russo), morti o esiliati per dare oggi la possibilità ad un improbabile popolo di eleggere liberamente i propri dittatori.

    Vuoi saperne di più su di me? Leggi l’articolo “Chi è Marcello Gianferotti?


  • Intervista del 23 Settembre di Emanuel Soteras per Samizdat Ediziones SL

    Intervista del 23 Settembre di Emanuel Soteras per Samizdat Ediziones SL

    Partendo dallo spunto del Nuovo libro del Dr. Marcello Gianferotti “Il Sistema della Cartolarizzazione dei Crediti …”, nasce l’esigenza di alcuni approfondimenti che abbiamo voluto chiedere direttamente all’autore.
    Abbiamo notato che questo testo tocca argomenti di estrema attualità ed importanza.
    In primis la possibilità di autofinanziare la propria azienda.
    Per non parlare poi della, inimmaginabile sino ad oggi, ipotesi di avvicinarsi ad alcuni sistemi di finanza islamica “i Sukuk” da parte di aziende private non islamiche.

    Ma andiamo per gradi.

    Dr. Gianferotti  come nasce l’idea di applicare alle aziende principi di finanza che solitamente sono propri di Fondi d’Investimento e Banche?

    Questa è una bella domanda la cui risposta non è certo tanto semplice.
    Per anni ho lavorato come procuratore generale del Banco BRJ, una banca privata brasiliana. La nostra era una piccola banca tra tanti squali e da questo l’esigenza di ricavarci un nostro spazio, una nostra nicchia. Abbiamo capito che per attirare clientela dovevamo offrire qualcosa di diverso. Di insolito.
    Abbiamo analizzato il mercato e le aziende ed abbiamo capito che spesso, molto spesso, tante aziende hanno la possibilità di generare denaro, ma non lo fanno o non riescono a farlo in quanto bloccate, attanagliate, dal sistema di finanza ordinaria. Quella finanza che con una mano ti da e con l’altra ti blocca, ti controlla, ti condiziona la vita.
    Quante aziende hanno patrimoni invenduti;
    potenziali progetti fattibili, ma non realizzabili per mancanza di fondi;
    crediti più o meno certi;
    assets di diverso tipo non facilmente spendibili (azioni di secondo o terzo mercato), obbligazioni. MTN o altro.

    Ebbene ci siamo posti il problema di come poter creare finanza su questi assets.
    Su tutti questi strumenti che, in taluni mercati, trovano spazio per essere trasformati in prodotti obbligazionari (ossia possono andare a garantire emissione di Bond/obbligazioni) e quindi possono essere collocati sul mercato privato generando liquidità.
    In determinati diritti una persona giuridica può emettere liberamente obbligazioni, purché garantite da un collaterale valido (patrimonio immobiliare, azioni, titoli, fideiussioni ecc) e procedere al collocamento tramite tradire o collocatori autorizzati (solitamente nel terzo mercato). Quindi raccogliere finanza ed impiegarla nella propria azienda. Alla scadenza l’emittente ha ovviamente l’obbligo di coprire le obbligazioni emesse oltre ovviamente agli interessi e quindi rientrare in possesso di queste.

    Bene ma i rischi e i contro quali sono?

    Il rischio principale sta nella buona fede dell’emittente delle obbligazioni.
    Agendo solitamente in sistemi off-shore e spesso in “Terzo Mercato” quindi non vigilato, l’occasione rischia di fare l’uomo ladro ed il rischio che un imprenditore che abbia creato la sua struttura per emettere obbligazioni prenda il malloppo e sparisca è concreto. Poco fattibile in quanto comunque esiste il controllo di svariati soggetti che intervengono (il Fondo, l’emittente, il gestore, il collocatole, il revisore ecc) ed occorrerebbe di conseguenza una complicità molto vasta, ma teoricamente potrebbe accadere.
    L’altro rischio è dato dal mercato stesso. In un momento di crisi, come quella appena passata, i primi mercato a pagarne le conseguenze sono il secondo ed il terzo mercato, i più a rischio, e quindi è possibile avere flessioni di vendita o maggiorazione dei costi di collocamento.
    Il contro è per l’imprenditore l’alto costo del denaro se vogliamo (siamo sulla misura di circa il 6% l’anno, se non anche l’( talvolta), ma questo costo può essere compensato da una parte con investimenti particolarmente redditizi, dall’altra dal fatto che comunque sia con il patrimonio immobile non avrebbe generato mai denaro mediante la finanza ordinaria, ma avrebbe generato solo costi spesso importanti il cui risparmio, talvolta, abbatte di molto il costo del denaro di questa operazione.
    Costo del denaro che mentre per l’imprenditore e l’emittente delle operazioni è spesso un contro, per il risparmiatore diventa un vantaggio enorme in quanto permette di ottenere ottimi profitti investendo in obbligazioni che solitamente sono contro-garantite da patrimoni estremamente reali e tangibili.

    Ma come fa un imprenditore ad accedere a tale servizio?

    Dunque può comprare il libro e studiare.
    Questo potrebbe essere un primo passo.
    Oppure può rivolgersi al nostro circuito ed essere assistito in tutta la procedura.
    Non è cosa da autodidatta.

    Ma oltre alla finanziabilità che vantaggio ha un imprenditore che voglia autofinanziarsi in tale modo?

    In primo luogo crearsi una finanza completamente slegata ed indipendente dal controllo bancario tradizionale. Una finanza completamente alternativa al sistema bancario/creditizio tradizionale e convenzionale.
    La possibilità di agire su piazze molto, ma molto lontane e quindi di non essere necessariamente sotto controllo.
    Non ci sono segnalazioni in centrale rischi o sistemi di controllo centrali.
    La possibilità concreta di gestire la propria finanza FUORI dal sistema convenzionale. Un po come le valute virtuali se vogliamo.
    E questo secondo noi non è poco nel mondo di oggi dove si tende a fare del controllo e del condizionamento, specialmente finanziario e fiscale, un sistema di fatto e di dominio.

    Ma è tutto legale?

    Una volta un professore del corso di Economia all’Università mi chiese “è concettualmente legale bastonare la moglie”. Io indignato e stupido gli risposi assolutamente no. Ci mancò poco che mi bocciasse. La risposta è “dipende”.
    Ossia: E’ legale se è fatto dove sia legale farlo.
    In Taluni paesi mediorientali è legale bastonare la moglie.
    In Europa vai giustamente in Galera.
    In Molti paesi l’ordinamento permette l’emissione di Bond da parte di società private senza problema alcuno.
    In altri paesi (la stragrande maggioranza dei paesi) tale emissione è e deve essere vigilata e controllata da organismi specifici.
    In certi mercati puoi collocare bond ed obbligazioni solamente se sei un soggetto vigilato; il terzo mercato è un mercato di scambi privati non vigilato.
    Costituire e detenere una società estera o off-shore NON è assolutamente illegale purché tu dichiari la costituzione e la detenzione di questa società nel tuo paese.
    Quindi la risposta è “assolutamente si” a condizione che il tutto sia fatto bene.

    Ma chi può accedere a questo prodotto?

    Chiunque.
    Veramente Chiunque abbia un grosso patrimonio invenduto;
    Chiunque abbia asset o titoli;
    Chiunque abbia un buon progetto e non sappia come finanziarlo;
    Chiunque si sia stufato di far parte dell’occhio del  “Grande Fratello” di Fisco e Banche.

    Come si fa per saperne di più?

    Comprando il libro o contattando direttamente la società che vi guiderà in tutto questo Sviluppo Europa SL.

    https://samizdatvoz.eu/libro-con-anteprima/

    info.bcn@sviluppoeuropa.eu

     

    In Ultima analisi. Come nasce questo libro?

    Il Libro nasce su richiesta di una serie di banche interessate a sistemi nuovi ed alternativi di finanza applicata.
    Con l’università di Zugo UNIATENA abbiamo pensato di creare quindi un vero e proprio manuale adatto sia a formare economisti validi e preparati, sia a predisporre il cliente e le nuove strutture finanziarie proiettate verso mercati alternativi ed una finanza applicata nuova (anche se nuova non è affatto perché negli USA è dagli anni 70 che società private emettono obbligazioni e cartolarizzano crediti) e sicuramente fuori dai circuiti di controllo e condizionamento convenzionali.

    Ebbene grazie.
    Rimandiamo alla prossima intervista l’approfondimento sui SUKUK.

     

    Per Samizdat Ediziones

    Emanuel Soteras


  • Tumori e COVID. Sono la faccia di due medaglie o una medaglia unica?

    Tumori e COVID. Sono la faccia di due medaglie o una medaglia unica?

    Il COVID miete vittime
    Il COVID ci fa paura.
    Il COVID è trasmissibile.

    Il Tumore NON è trasmissibile, questo è vero, ma ha senso che faccia meno paura.
    Ci mettiamo la mascherina e ci disinfettiamo per limitare il contagio da COVID, ma non smettiamo di fumare, o bere alcol, o mangiare porcherie.
    E perché?
    Eppure il cancro fa più vittime.
    Eppure anche il cancro potrebbe diminuire se facessimo adeguata prevenzione.
    Prevenzione che però NON va giù all’industria del consumismo sfrenato e del cibo spazzatura.
    Quindi nessuno fa campagna d’informazione per prevenire il cancro.
    Solo sulle sigarette, ma è un palliativo se poi qualsiasi media le ripropone in film, trasmissione e financo cartoni animati.

    Non che il COVID non abbia la sua importanza e non vada prevenuto e controllato, ma cerchiamo di fare un’analisi.
    Tanto per fare due numeri, ma giusto due…

    I casi di tumore in Italia nel 2019 sono stimate 371mila diagnosi (196.000 uomini e 175.000 donne), erano 373mila nel 2018: 2.000 in meno in 12 mesi.

    Le casistiche più frequenti sono quelle della mammella (53.500 casi nel 2019), colon-retto (49.000), polmone (42.500), prostata (37.000) e vescica (29.700). In calo, in particolare, le neoplasie del colon-retto, dello stomaco, del fegato e della prostata e, solo negli uomini, i carcinomi del polmone. Che continuano, invece, ad aumentare fra le donne (+2,2% annuo), per la preoccupante diffusione dell’abitudine al fumo di sigaretta fra le italiane. In crescita anche il tumore della mammella e, in entrambi i generi, quelli del pancreas, della tiroide e i melanomi (soprattutto al Sud). L’incidenza più alta si registra in Friuli Venezia Giulia (716 casi per 100.000 abitanti), la più bassa in Calabria (559 casi per 100.000 abitanti). Quasi 3 milioni e mezzo di italiani (3.460.025, il 5,3% dell’intera popolazione) vivono con diagnosi di cancro, cifra in costante crescita (erano 2 milioni e 244 mila nel 2006, 2 milioni e 587mila nel 2010, circa 3 milioni nel 2015). La sopravvivenza è tuttavia in aumento, ma grazie alla scienza, non certo alle campagne preventive: il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi.
    Almeno un paziente su quattro, pari a quasi un milione di persone, è tornato ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale e può considerarsi guarito. Ripeto un paziente su quattro, il 25%. Questo implica che il 75% qualche problema lo ha comunque riportato.

    Ma nel mondo che succede?

    Predo spunto da una pubblicazione dell’OMS e dati pubblicati nella terza edizione del ‘Cancer Atlas’ – frutto della collaborazione tra la American Cancer Society, l’Unione internazionale per il controllo del cancro e l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro – riportati sul sito Epicentro dell’Istituto superiore di sanità (Iss).
    Secondo i quali nel 2018, nel mondo, sono stati diagnosticati oltre 18 milioni di casi di tumore, una cifra destinata ad aumentare di circa il 60% entro il 2040 a causa dell’invecchiamento e dell’aumento della popolazione mondiale.
    Prendiamo il Tumore ai Polmoni che, in gran parte, si può prevenire smettendo di fumare, che è quello più diagnosticato e responsabile del maggior numero di decessi: nel 2018, nel mondo, sono stati diagnosticati 2,1 milioni di casi e si sono registrati 1,8 milioni di decessi. I Paesi dell’Est Europa sono quelli in cui si registrano i tassi di incidenza più elevati. Il principale responsabile è il consumo di tabacco (due terzi dei casi). Si stima che i fumatori siano 1,3 miliardi, la maggior parte residente nei Paesi a basso reddito o in via di sviluppo. Nell’indicare le soluzioni praticabili l’Atlante mostra come le politiche fiscali siano un’arma efficace per contrastare il consumo di tabacco. In particolare, l’aumento dei prezzi scoraggia l’acquisto dei prodotti a base di tabacco nelle fasce di popolazione meno abbienti. Ad esempio in Sud Africa l’aumento dei costi al consumo ha portato al calo dei fumatori.
    In generale, in Europa, nel 2018, si sono verificati 3,9 milioni di nuovi casi di cancro e 1,9 milioni di decessi. La metà dei casi è rappresentata da 4 tipi di tumore: seno (523mila nuovi casi, il 13% del totale), colon-retto (500mila, 13%), prostata (470mila, 12%) e polmoni (450mila, 12%). Quanto alla mortalità, nel 2018 il 20% dei decessi per cancro era dovuto al tumore dei polmoni (388.000 morti), il 13% al colon-retto (242.000 morti) e il 7% al seno (138.000 morti).

    Paradossalmente quante volte si vede un imbecille togliersi la mascherina (indossata come prevenzione COVID) per fumare una sigaretta?

    Veniamo ora al Coronavirus.

    Grande male del nostro millennio.
    Quello contro il qual si parla di Guerra.
    Quello contro il quale ogni media, ogni politico, ogni addomesticato cittadino si scaglia.
    Sempre dato OMS.

    Italia (8 mesi di infezione).

    273.000 casi ad oggi
    208.000 guarigioni
    35.507 decessi. Ossia di persone decedute perché affette da altre patologie gravi.

    Mondo

    26.300.000 casi
    869.000 di decessi, ossia circa il 3,3% dei casi

    Paragone

    Covid 26.300.000 casi, decessi 869.000 3,3%
    Tumore 18.000.000 ci casi, decessi 1,8 milioni per il solo Tumore ai polmoni.
    Solo in Europa ci sono stati 3,9 milioni di casi con 1,9 milioni di decessi.

    Ma la vera emergenza quale è?
    Mettersi la mascherina e usare il gel?
    o casomai smettere di vendere sigarette e tabacco (con mancato ingresso per il monopolio di Stato) e impedire la vendita di cibo spazzatura (con i mancati guadagni per le multinazionali).
    Sono entrambe emergenze, ma una conviene cavalcarla ed una conviene curarla.

    Si parla di bambini a scuola con banchi con rotelle e mascherine.
    OK anche questo può essere utile, ma perché non fare già dalle scuole una corretta campagna contro il fumo (evitando quindi che durante la ricreazione o il patio i ragazzini vedano le maestre fumarsi una sigaretta) e contro il cibo spazzatura?

    Perché?

    il Perché potrebbe essere che…
    La prevenzione sul COVID porta fiumi di fatturato e business con mascherine, guanti, gel, riorganizzazione delle scuole, vaccino, pubblicazioni, trasmissioni, ecc;
    La prevenzione tumori danneggia gravemente ed irrimediabilmente il fatturato dei monopoli di stato e delle multinazionali e quindi ben venga il cancro.

    A ognuno la propria riflessione.

    Un Caro saluto,

    MG

    Vuoi saperne di più su di me? Leggi l’articolo “Chi è Marcello Gianferotti?


  • Bikers Number One

    Bikers Number One

    Il marchio Bikers Number One – tour e viaggi in moto per appassionati di due ruote – nasce a viene registrato in Oregon, nel West America nel 1968, gli anni di Easy Rider. E a quegli anni è ispirato perché BNO nasce inizialmente come movimento, strumento di aggregazione, associazione che racchiude all’interno amanti delle due ruote, neofiti o esperti che siano, senza distinzione alcuna.

    Il movimento che inneggia alla libertà, alla voglia di viaggiare, allo spirito indomito rimane sulla cresta dell’onda fino a quasi la metà degli anni 80, anni in cui nascono i mitici H.O.G. sulle ali del sogno americano, complice anche la cinematografia hollywoodiana che ne consacra i miti e le loro passioni on the road.

    Pian piano, come tutte le cose, inizia a suscitare sempre meno interesse, fino quasi a finire del dimenticatoio, finchè Marcello Gianferotti e suo fratello Alessandro, appassionati di storia, cultura generale e soprattutto moto, decidono di dare nuovo lustro al marchio aprendo nel 2006 un negozio a Silvi Marina, nel centro Italia, location strategica, paradiso dei bikers, trasformando quella che era stata per lunghi anni una passione in un vero e proprio lavoro ricco di soddisfazioni e di scelte imprenditoriali azzeccate.

    Iniziano a organizzare motoraduni, eventi, concerti e a partecipare come player in importanti fiere di settore internazionali, tra cui l’EICMA nel 2012, come espositori. La repentina morte del fratello Alessandro però, spezza i sogni e soprattutto i progetti dei due fratelli, lasciando nello sconforto Marcello, che oberato da altri impegni chiude il negozio nel 2016.

    A distanza di 4 anni però, non volendosi arrendere al destino e volendo portare avanti con orgoglio le scelte sue e del fratello decide di riaprire in una location tutta nuova, a Barcellona, città di residenza, dalla quale riesce a gestire con maggior facilità gli impegni, occupandosi sempre di importazione parallela di moto USA su stock od ordinazione, ma anche implementando il business come agenzia specializzata in tour in moto pensati da motociclisti e destinati a motociclisti.

    D’altra parte, con l’esperienza decennale di Marcello, la scelta era quasi obbligata. Giramondo fin da piccolo, conosce in maniera approfondita quei paesi dove decide di organizzare i tour, tagliati su misura per le esigenze di qualsiasi cliente, neofita o appassionato che sia, senza distinzioni, mettendo a disposizione moto a noleggio qualora fosse difficoltoso trasportarle fino alla nazione del tour.

    Tra i paesi toccati si annoverano ovviamente la Spagna, il Portogallo, il Brasile, il Madagascar, il Marocco e la splendida ed esotica Cuba. Tutti i tour sono declinati in due versioni: relax e on the road. Il primo pensato per chi ha voglia di viaggiare in tranquillità, macinando chilometri ma godendosi appieno le bellezze naturali ed artistiche del posto, facendo deviazioni per raggiungere le cantine vinicole, gli oleifici, i ristorantini e i punti di interesse “extra-moto”. La seconda invece, per chi ha poco tempo e vuole condensare il maggior numero di tappe nel minor tempo possibile o ancora per chi ha già visitato quei luoghi ma vuole scoprirli in una veste diversa, più wild, più a contatto con la natura e con il paesaggio che lo circonda.

    Che sia l’opzione on the road o relax, poco importa. Le cose che accomunano i tour di Bikers Number One sono queste: attenzione e scelta consapevole dei percorsi meno battuti, trafficati, più selvaggi per far godere appieno l’esperienza. Assicurazione e assistenza a 360° per tutta la durata del viaggio. Scelta degli hotel dove dormire e dei ristoranti che offrono i migliori servizi al prezzo più competitivo.

    Andate sul sito www.bikersnumberone.com e scoprite tutte le info che vi interessano riguardo ai tour, prezzi e condizioni, oppure chiamate il numero presente nei contatti per avere un’idea su come personalizzare il vostro giro in moto per far sì che possa essere unico e irripetibile.

    Un caro saluto.

    Vuoi saperne di più su di me? Leggi l’articolo “Chi è Marcello Gianferotti?


  • Obbedienza Cieca. Vero segno di democrazia? Vero Segno di convivenza civile?

    Obbedienza Cieca. Vero segno di democrazia? Vero Segno di convivenza civile?

    Pubblicato per Samizdat Voz

    Ho assistito oggi ad un vero e proprio scontro generazionale.
    Uno scambio di idee molto forte tra due persone sicuramente molto istruite, ma d’epoche diverse.
    Una sulla sessantina ed una che non arrivava alla trentina.
    Quanto si sono detti e quanto emerso da questa bella discussione mi spinge a scrivere qualcosa e condividere questo argomento con tutti voi perché sono certo potrebbe e potrà suscitare tanti e tanti interrogativi.

    Sostanzialmente il Giovanotto, convintissimo della sua posizione, sosteneva che il paletto fondamentale della democrazia e della convivenza civile fosse l’assoluto ed incondizionato rispetto delle regole. Ossia ci sono delle leggi, ci sono delle regole, e vanno condivise ed osservate senza se e senza ma.

    La persona con un bel po’ di anni in più sulle spalle e che sulla sua pelle aveva vissuto, tra le altre cose il Franchismo e l’uscita dal franchismo, la pensa un tantinello diversamente.
    Lui sosteneva e sostiene che l’obbedienza cieca sia di per se l’inconscia accettazione della perdita della libertà. Della rinuncia alla scelta, al libero arbitrio, alla disobbedienza per cambiare in meglio.
    L’obbedienza cieca è la dimostrazione della perdita di spirito rivoluzionario, della perdita della voglia di lottare.

    Ebbene per me lui ha pienamente ragione.
    Vedo sempre più persona che non hanno alcuna voglia di pensare.
    Non hanno alcuna voglia di dire di no!
    Non hanno alcuna voglia di andare contro, di parlare e comportarsi in controtendenza pur d’affermate le proprie idee, i propri principi.
    Vedo sempre più persone che chiedono semplicemente che qualcuno gli dica cosa fare, cosa pensare, cosa sia giusto o sbagliate, cosa vada fatto.

    L’obbedienza Cieca NON è assolutamente la rappresentazione di un popolo civile e composto, ma di un popolo povero, stupido, incapace di fare scelte. Scelte che forse spesso, molto spesso, approvano ed avallano quelle regole, ma che altre volte possono portare alla disobbedienza pur d’affermare principi diversi. Ahimè questo lo si vede più nei giovani che in quelli un po’ meno giovani.
    La necessità d’essere branco;
    La necessità d’avere idee e posizioni ampiamente condivise;
    La necessità di sentirsi accettati nella propria società;
    La necessità di conformarsi.

    Ebbene spero che questo cambi.

    I grandi cambiamenti sociali sono stati partoriti da quelle persone che hanno saputo combattere, subire e spesso “pagare” le proprie lotte da soli. C’è gente che come Gramsci e tanti altri, indipendentemente dal colore politico, ha fatto anni ed anni di galera pur d’affermate la propria idea o di sperare di vederla affermata e condivisa.
    Lo stesso movimento letterario russo Samizdat ne è la prova, l’essenza.

    Quindi NO.
    Mai l’accettazione delle regole senza se e senza ma.
    Ma l’accettazione delle regole secondo il principio fondamentale che la tua libertà abbia il diritto d’essere tale sino a quando non viola la mia.
    Si alle regole ragionate, sane, secondo regole sociali, di condivisione e rispetto, ma mai volte alla limitazione della libertà. Che sia questa di parola, di stampa, di vita, d’amore, di convivenza, di lotta, di contestazione e del diritto di poterla pensare diversamente.
    Sempre nel rispetto del sacrosanto principio che la tua libertà finisce, sempre, laddove inizia la mia.

    Il cosiddetto stato di crisi o d’allarme come viene chiamato in Spagna dove siamo ha dimostrato chiaramente la tendenza dei popoli all’obbedienza Cieca.
    Una obbedienza che fa male.
    Una obbedienza che porta ad attendere risposte, non a porsi domande.
    Ma come dovranno andare i bambini a scuola;
    Ma che mascherina devo mettere;
    Ma a che ore posso uscire;
    Oddio quello mi sta ad un metro anziché due
    Ecc

    Senza chiedersi il perché delle cose.
    Senza porsi il problema se abbia un senso o meno quello che ci chiedono di fare.
    Senza provare a darsi delle risposte.

    E qua veniamo al perché della discussione di questa mattina.
    In una fila di una cinquantina di metri su un marciapiede un ragazzotto di quelli che sanno tutto loro, se l’è presa con un signore distinto perché non stava a 2 metri da lui, ma secondo lui era a 1 metro circa e doveva stare più lontano. Quel Sig.re sulla sessantina ha provato a spiegare al ragazzo che lui non doveva preoccuparsi in quanto eravamo in una fila con vento di fronte quindi chiunque dietro, distanza o meno, respirava ciò che ci era davanti emetteva. Mascherina o meno, distanza o meno. Il ragazzo s’è inalberato dicendo la regola è 2 metri e tu la devi rispettare e del vento non me ne frega nulla.
    Questa cosa in piccolo, si ripresenta in grande su tante cose.
    Dimostra la differenza tra chi conosce un problema, lo ha capito e prova a conviversi e chi pensa che la soluzione nel problema sia solo la rigida osservanza della regola. La stessa esatta differenza che c’è tra uno studente che impara una lezione a memoria e pensa d’aver studiato ed uno che la capisce, la perfezione e la fa sua.

    Così arriveranno le persone che credono abbia un senso mandare i bimbi a scuola con i banchi divisi dal plexiglass (senza capire che un’aula è un ambiente chiuso, stagno, e dopo 20 minuti l’aria è satura di qualsiasi cosa tu emetta dai tuoi polmoni, mascherina, plexiglass, o meno), o che sia veramente importante distanziare le persona in aereo (chiusi in un tubo) senza porsi l’esigenza di sapere che tipo di ricambio d’aria ci sia e che filtraggio. E così via per tante e tante altre cose.

    Come per l’esecuzione di un ordine Militare, di lavoro o quant’altro.
    Deve sempre prevalere la ragione.

    Essere obbedienti semplifica la vita si, ma specialmente a chi vuole controllarci.
    Questa è l’unica grande verità che le nuove generazioni dovrebbero imparare.
    Dovrebbero imparare ad andare contro NON come greggi che sposano un’idea comune perché fa tendenza perché così siamo tutti allineati (vedi Sardine varie ecc), ma perché ci credono. E non hanno paura d’andare contro. E non hanno paura di dire di no o di si perché sanno di dirlo con la loro testa e non con quella di qualcun altro.

    Ripeto:

    Essere obbedienti semplifica la vita si, ma specialmente a chi vuole controllarci e controllarvi!!!

    Un saluto,

    Marcello

     

     

     


  • Istituto della Società Europea: di che si tratta

    Istituto della Società Europea: di che si tratta

    Di Samizdat Ediciones
    Del 01 Giugno 2020

    Oggi vogliamo parlarVi di un argomento insolito per noi, non di una lotta sociale, non dell’appello alla revoca degli embarghi su Cuba, non del COVID, ma di una istituzione societaria ben poco nota, ma di enorme importanza.Questo argomento è la dimostrazione di quanto poco sia noto il sistema comunitario e di quanto gli Stati membri ancora oggi boicottino la divulgazione delle informazioni.

    Si tratta della Società Europea.

    Una Forma societaria che qualsiasi cittadino comunitario può realizzare e che può circolare, spaziare, operare in tutta la UE senza limite alcuno, scegliendosi la fiscalità e la logistica, senza dover chiedere autorizzazioni a nessuno e senza infrangere alcuna norma. Di qualsiasi paese aderente alla UE.
    Oggi volete stare in Italia? Ci state!
    Domani volete trasferire la sede in Spagna, piuttosto che in Portogallo, o a Malta, o in Olanda, o in Belgio o così via? Lo fate!

    Entriamo un po’ nel merito.
    Grazie alle spiegazioni forniteci da Sviluppo Europa siamo oggi in grado di raccontarvi esattamente di cosa si tratta certi che molti, specialmente in questo periodo, possano esserne interessati.

    La Società Europea (SE) è uno statuto giuridico particolare derivato dal diritto comunitario che mira a facilitare gli scambi trans-frontalieri e incoraggiare la mobilità delle imprese in tutta Europa. Questo articolo vi guiderà alla scoperta di tale statuto.

    SOMMARIO:

    1. CHE COS’È UNA SOCIETÀ EUROPEA?
    2. COME CREARE UNA SOCIETÀ EUROPEA?
    3. COME FUNZIONA UNA SOCIETÀ EUROPEA?

    Una Società Europea (SE) è un’impresa che ha l’autorizzazione di esercitare le sue attività in ogni paese dell’Unione Europea in una forma giuridica assunta come valida in tutti gli Stati.

    Lo statuto della società europea è nato nel 2004, dopo diversi anni di negoziazione tra le istituzioni europee.

    Tale statuto prende origine dal diritto comunitario e concede agevolazioni alle imprese permettendo loro di limitare i loro costi amministrativi offrendo loro una struttura giuridica adattata ai mercati di ciascun paese dell’Unione Europea.

    Tuttavia, giungere alla creazione di questo statuto non è stato affatto semplice: bisognava armonizzare i diversi diritti nazionali? O porli in concorrenza tra loro? O favorire le legislazioni più liberali per andare incontro alle imprese?

    Questo statuto è diventato un vero e proprio attore economico, che dispone di agevolazioni per evolvere all’interno della scena europea e che possiede, allo stesso tempo, un proprio statuto giuridico.

    Riflessioni su questo statuto atipico, utilizzato da un numero sempre crescente di imprese.

    Che cos’è una società europea?

    Una società europea è spesso utilizzata per agevolare le fusioni e le ristrutturazioni tra una o più società dell’Unione Europea.
    Ma, soprattutto, questa permette di aggirare i numerosi ostacoli legislativi imposti dalle differenze nelle normative tra i paesi europei.
    Cio’ permette, dunque, di operare facilmente su tutto il territorio creando una rete di filiali.

    Come creare una società europea?
    Esistono differenti modalità di costituzione.
    Innanzitutto, questo statuto è riservato alle imprese europee e cioè sottoposte al diritto di un paese membro della comunità europea.
    Quest’ultima è una conditio sine qua non per la creazione di questo tipo di società.
    Inoltre, c’è la possibilità di agire secondo 4 possibilità:

    • Tramite una fusione: una o più società anonime, di cui la sede sociale si trova sul territorio europeo e costituite secondo il diritto europeo, possono fondersi. Per far cio’, almeno due delle società implicate in quest’operazione non devono dipendere dal diritto dello stesso stato europeo.
    • Costituendo una holding tra società anonime e società a responsabilità limitata (SRL). Per creare una holding si applicano le stesse condizioni del caso precedente. Se tutte le società dipendono dal diritto dello stesso stato membro, possedere una filiale o una succursale da almeno 2 anni in un altro stato membro permette di arrivare alla creazione di una società europea.
    • Costituendo una filiale. E’ possibile creare una filiale tra società, con uno stabilimento pubblico o un’associazione. Si applicano le medesime condizioni elencate in precedenza. La società europea puo’ essere considerata come la casa madre o come una filiale in seno al gruppo.
    • Tramite una trasformazione. Questa possibilità si offre esclusivamente alle SpA che dispongono di una sede sociale e di un organo direzionale all’interno di uno Stato membro dell’Unione Europea, che possiedano da almeno due anni una filiale sottoposta al diritto di un altro Stato membro.

    Come funziona una società europea?
    Il funzionamento di una società europea si avvicina a quello stabilito per la società anonima di diritto francese.
    Questo statuto necessita di un apporto di minimo 120.000 Euro divisi in azioni, da erogare al momento della costituzione della società.
    Ogni Stato membro è libero di determinare il montante del capitale minimo da applicare. La SE immatricolata in Francia è sottomessa alle disposizioni relative alla direzione e all’amministrazione delle SpA. Vi si sottrae solo il quorum degli organi di direzione e di sorveglianza.
    Allo stesso modo, la riunione degli azionisti segue le stesse regole di una società anonima. I rapporti tra gli azionisti sono molto più liberi e flessibili.
    La SE può essere gestita da un consiglio di amministrazione incaricato della gestione e del controllo della società.
    Altrimenti è possibile istituire un consiglio di sorveglianza incaricato di controllare la gestione della direzione generale.

    Comunque, non esiste un regime fiscale uniforme per la SE.

    La sovranità fiscale degli Stati è stata rispettata, per questo la SE dipende dallo stesso regime fiscale di ogni altra società anonima. Questa, dunque, è assoggettata alle imposte e alle tasse dello Stato membro in cui si svolgono le sue attività, senza particolari vantaggi fiscali. Tuttavia il titolare della società può liberamente scegliere lo stato dove collocare la sede della società senza incorrere per questo in alcuna sanzione purché questo Stato sia membro UE.
    Questa regola si applica ad eccezione delle SE costituite tramite fusione, che possono essere tassate nel paese dove possiedono la sede sociale.

    La società europea mantiene uno statuto piuttosto specifico e particolare, nonostante la sua pratica relativamente diffusa. Sostanzialmente la diffusione delle SE seppur prevista dall’ordinamento EUE è stata sostanzialmente boicottata dagli Stati Membri in quanto, sostanzialmente, svantaggia i paesi a fiscalità più rigida ed alta permettendo, nella piena legalità, ai propri imprenditori di possedere una ragione sociale estera in pieno diritto ed in piena trasparenza. La dimostrazione di questo sta nel fatto che l’istituzione della SE esiste dal 2004, ma nessuno ne parla.

    Nelle operazioni quotidiane, questo statuto presenta dei vantaggi non indifferenti. Comunque, l’assenza di uno scenario fiscale armonizzato fa temere un vero e proprio dumping sociale tra i paesi membri.

    La società europea è particolarmente vantaggiosa per le società che operano a livello comunitario.

     

    Per chi volesse saperne di più consigliamo la visione del sito http://www.sviluppoeuropa.eu

    Vuoi saperne di più su di me? Leggi l’articolo “Chi è Marcello Gianferotti?


  • Piccoli mentecatti crescono…Hacker informatici…

    Piccoli mentecatti crescono…Hacker informatici…

    Per Samizdat Ediciones SL
    Del 01 Giugno 2020

    Nei giorni scorsi qualche piccolo mentecatto, sappiamo bene di chi si tratti, ha tentato di hackerare questo blog oscurandolo.

    Lavoretto maldestro e ridicolo.

    Da tempo queste persone, che conosciamo bene, stanno cercando di screditare me e noi, diffondendo notizie false. Ebbene sono andati poco lontani.

    Continuano a vivere racchiusi nella loro mediocrità e, probabilmente, nella loro piccola invidia forse, convinti che l’unico modo per dare un senso alla propria esistenza o darsi un tono, sia quello di screditare qualcun altro che, con tutta franchezza, di loro se ne infischia altamente.

    Anzi tutto questo ci fortifica.

    Ci e mi sprona a fare meglio.

    Ci insegna come essere più bravi.

     

    Ma perché tanto astio e tanto discredito?
    E succede spesso nella vita normale. E’ quasi oramai all’ordine del giorno.
    Discreditare qualcuno o tentare di diffamare qualcuno non è altro il mero tentativo di nascondere la propria mediocrità. Di dare un senso a sé stessi ed alle proprie frustrazioni evidentemente.

     

    Comunque sia nulla di fatto.

    Siamo qua e chi ci legge può continuare a farlo ed interagire con noi.

    A giorni poi la pubblicazione del nostro sito specifico:

    http://www.samizdatvoz.eu

     

    Ci scusiamo comunque per il piccolo contrattempo e salutiamo tutti cordialmente.

     

     

     


  • Una surreale Pantomima?

    Una surreale Pantomima?

    Dovete scusare la mia schiettezza, ma quanto sta avvenendo in Italia, come in Spagna, assume sempre più i connotati di una pagliacciata.
    Una colossale pagliacciata.
    Perché?
    Non lo so, non ne sono completamente sicuro, ma mi limito a fare delle considerazioni.

    Sia in Italia che in Spagna, dove vivo, si vedono spacciatori di droga all’opera ovunque, borseggiatori, camorristuncoli del cavolo all’opera, e banditelli da strada senza alcuna repressione. Non si vedono macchine della polizia alle volte per giorni o per chilometri o per giorni.
    I Vigili sono lì solo per fare multe e spillare soldi ad ogni angolo.

    Mi chiedo se non sia a dir poco RIDICOLO vedere volanti inseguire vecchietti in bicicletta, Carabinieri rincorrere sulla spiaggia un tizio che, da solo, senza nessuno intorno, senza nessuno all’orizzonte, corre sulla spiaggia. Lo ha mostrato striscia la notizia. I Carabinieri che mollano la macchina e si lanciano all’inseguimento dell’eco-terrorista salvando il pianeta.
    In Spagna uno scalatore, che rischiava evidentemente d’infettare qualche capretta di montagna perché altro non c’era, bloccato da un elicottero e portato via.
    Si controllano le aree metropolitane e cittadine con i droni per scovare famigerati trasgressori e punirli senza pietà.
    Si controllano gli scontrini della spesa per vedere da quanto tempo hai finito di fare la spesa e se sei stato troppo tempo in giro ti multano.

    Poi però ci va bene che riaprano ristoranti e bar senza che al personale sia stato fatto un tampone preventivo;
    Ci va bene che in Spagna si possano portare bambini in giro un’ora al giorno (vorrei capire chi è che controlla questa ora);
    Ci va bene che un povero cristo che a mala pena teneva già in piedi la sua attività con i tavoli che aveva riduca  la capienza al 50% senza raddoppiare i prezzi;
    Ci va bene che le attività vengano forzatamente chiuse (com’era giusto fare) senza indennizzare immediatamente e adeguatamente i gestori;
    Ci va bene che si continuino a pagare affitti, prestiti, tasse, utenze ecc.

    Non so se avete notato ma la totalità dei super sanologi, quelli che guai ad uscire di casa, quelli pronti a sparare o rinchiudere chiunque esca di casa sono quelli che bene o male, casomai anche un po ridotto, ma a fine mese lo stipendio lo portano a casa. Chi i soldi se li deve guadagnare per pagare la propria attività, se stessi e casomai anche parte di quelli che stanno bene a stare a casa, quelli NO! Quelli non esultano affatto! Quelli non hanno ricevuto neanche una brutta copia di congruo indennizzo in 3 mesi di chiusura. A quella gente gli è stato detto VI AIUTIAMO AD INDEBITARVI PER AIUTARVI. Roba da Rivoluzione ARMATA!!!

    La Germania NON ha imposto le restrizione dell’Italia o della Spagna e tutto è andato per il meglio.

    Perché?

    E’ ora di farla finita di prendere per il culo la gente.
    E’ ora di permettere alle persone di riaprire le proprie attività senza tante balle.
    Facendo i tamponi;
    Usando le Mascherine e guanti;
    Ma riaprire le attività.
    Poi starà al libero arbitrio di tutti entrarvi o meno.

    Se poi qualcuno si ammala sarà curato.
    Senza tante chiacchiere e senza tanti dictat.
    In Italia, come in Spagna, la sua cura se l’è pagata senza ricevere sistematicamente nulla di concreto in cambio. Ora se ha bisogno ha il diritto di pretendere d’essere curato.

    La difficoltà nelle cure o lo sfacello della sanità NON è e NON è stato colpa della gente che lavora e che paga per essere curata in un sistema allo sfacello, ma al disfacimento del sistema sanitario da parte della politica. Alla scellerata chiusura di presidi ed ospedali di provincia. Alla perdita della vera utilità del medico di base, quello che alzava il culo dalla sedia e seguiva i suoi pazienti. Dalla totale mancanza di controllo sanitario nella case di riposo. Quelle case di cui tutti oggi si lamentano, ma dove ben volentieri prima abbandonavano i propri vecchietti. Che non lo vedevano che non c’era personale? Che non lo sapevano che non c’era assistenza? Alle volte girare lo sguardo e far finta di non vedere conviene a tutti.

    Si annuncia la ripresa della Giustizia il 12 giugno, prorogando il lavoro in Smart Working dei Magistrati Fuori sede, dei Funzionari e dei Cancellieri sino al 30 Giugno.
    L’INPS dichiara d’aver evaso in due mesi quello che fanno normalmente i 5 anni. Vi rendete conto di quello che dicono? Stanno dicendo che normalmente non fanno un cazzo!!
    Il Capo del Governo dice che l’Europa ci invidia.
    Quale Europa scusate?
    Io tutta questa invidia non l’ho vista.
    Forse la Germania?
    Quella dove con 140.000 casi sono morte poco più di 4.000 persone (Italia 180.000 casi se non erro oltre 24.000 morti  – Spagna 180.000 casi 22.000 morti). Ci invidiano? O hanno pena?

    So bene di essere una voce fuori dal coro e che come al solito raccoglierò contestazioni a valanga, ma sono convinto del fatto che quanto accaduto e quanto stia accadendo sia una colossale presa per il CULO.
    Una colossale Pantomima.
    Perché?
    Non lo so, ma mi piacerebbe capirlo.

    Mi piacerebbe capire:
    Perché non sono stati fatti controlli e tamponi a tappeto sulle persone (mancano i tamponi? Balle assolute, il tampone è lo stesso che si usa per infinità di altre cose);
    Perché non siano stati fatti controlli sanitari a tappeto nelle scuole e in special modo sui docenti e personale scolastico per mantenere aperte o riaprire le scuole;
    Mi piacerebbe capire come si possa pretendere che imprese piccole, medie, grandi o anche semplici ditte e/o autonomi possano rimanere chiuse senza un idoneo indennizzo continuando a pagare i costi;
    Mi piacerebbe capire come mai non si pensi ad un piano di convivenza con il Virus visto che è chiaro che sino a quando non ci sarà un vaccino ci dovremmo convivere ( intendono forse farci rimanere confinati per anni?);
    Mi piacerebbe capire con quale criterio si pensi di riaprire le attività senza riaprire le scuole. Nel caso dove li mettiamo i bambini? Li lasciamo a casa? O con una baby sitter geneticamente immune? Non sono forse meglio 2-3 maestre che abbiano fatto tutti i test per valutarne lo stato di salute?
    Mi piacerebbe capire come si possa pensare d’avere migliaia e migliaia di mantenuti con il reddito di cittadinanza e non aver gente da mandare nei campi per l’agricoltura;
    Insomma i dubbi sono tanti ed è certo che tutto non sia totalmente chiaro.
    Personalmente non sono complottista e non credo che ci sia stata una volontà o una regia internazionale nella diffusione del virus, ma comunque i conti non tornano.
    Il dubbio che sia una pagliacciata c’è ed è forte.
    Ed una cosa che mi fa pensare e pensare molto è ascoltare un personaggio come Montagner, premio Nobel nel 2008, che parla di virus manipolato senza tanti peli sulla lingua (il video lo trovate su youtube) e che ci siano ben ottomila smentite. Allora o vuol dire che il premio Nobel sia stato conferito a un mitomane che è stato ingiustamente coperto di gloria e successo professionale sino a ieri, o tanta fretta nelle smentite qualche dubbio lo genera.

    Altrochè se lo genera.

    Un caro saluto

    MG

     


  • UNA GRANDE DELUSIONE

    UNA GRANDE DELUSIONE

    DA UNA PARTE L’EGOISMO DL NORD EUROPA, DALL’ALTRA L’INCAPACITÀ DEL NOSTRO PAESI E DEI PAESI DEL MEDITERRANEO A TENERE IL PUNTO. A PRETENDERE. MA SOLO A CHIEDERE CON IL CAPPELLO IN MANO.

    Una grande delusione la decisione dell’eurogruppo del 9 aprile per quanto riguarda l’uso del MES.
    Non solo il rifiuto degli Eurobond, dimostrazione cristallina dell’egoismo e del menefreghismo di alcuni Stati (Germania e Olanda per primi, ma non solo), ma anche in quanto nelle discussioni degli ultimi giorni era apparsa la disponibilità di quasi tutti i paesi a modificare comunque la struttura del MES affinché permettesse in questo momento l’uso dei prestiti praticamente senza condizioni macroeconomiche (ossia evitando a priori quanto accaduto con la Grecia).
    L’unico paese a rifiutare questa possibilità era l’Olanda (ma la Germania NON ha fatto alcuna pressione in merito e l’Olanda, che che se ne dica, alla Germania non avrebbe certo detto di no).  Purtroppo l’eurogruppo del 9 aprile non è riuscito a superare le resistenze di questo paese (in parte dovute al clima pre-elettorale). Trovo questo risultato molto deludente, perché chiude la possibilità di usare il MES in una maniera identica agli eurobond e ne riduce l’uso a delle cifre non molto significative ed a degli impieghi ben ridotti.
    Si è deciso di creare nel MES una linea di credito speciale chiamata “Pandemic Crisis Support”.
    Ogni paese dell’eurozona può richiederne l’uso per una cifra pari al due per cento del suo PIL alla sola condizione di impegnarsi ad usare questi fondi per il sostegno “diretto e indiretto dell’assistenza sanitaria resa necessario dalla crisi del Covid-19“. Questa linea di credito sarà disponibile per la durata della crisi del Covid-19.
    Da notare che questo impiego NON prevede in alcun modo l’impiego dei fondi per aziende, imprese, famiglie ecc. Quindi per le aziende rimarranno solo i prestiti interni laddove accordati e concessi. E vi assicuro che i soldi andranno solo a chi potenzialmente non ne ha bisogno.
    Infatti tra i requisiti fondamentali per la valutazione della concessione dei prestiti da parte delle banche pubblicati dall’ABI ci sono tre voci statuarie:
    1) alla data del 31 dicembre 2019, non deve essere stata classificata nella categoria delle imprese in difficoltà (come se il 2018 ed il 2019 per le aziende siano stati facili e queste siano potute entrare nel 2020 in piena forza);
    2) alla data del 29 febbraio 2020, non deve avere nei confronti del settore bancario esposizioni deteriorate, secondo la definizione della normativa europea (che esclude almeno il 60/70% delle aziende italiane piccole e medie);
    3) l’impresa che beneficia della garanzia, inoltre, deve assumere l’impegno di non approvare la distribuzione di dividendi o il riacquisto di azioni nel 2020 (e questo ci potrebbe anche stare per le grandi aziende, ma i piccolissimi, gli artigiani, i professionisti?);

    È vero che ogni paese spende per l’assistenza sanitaria pubblica una cifra tra il 5 e l’8 per cento del proprio PIL e che con un minimo di creatività si potrebbe giustificare il ricorso a tutto il due per cento disponibile. Ma una soluzione ragionevole poteva prevedere l’uso di più o meno la metà della capacità di prestito residua del MES (circa 200 miliardi) per prestiti chiesti ora durante la crisi Covid. Questo era il senso della proposta avanzata qualche giorno fa da un gruppo di economisti di vari paesi: A proposal for a Covid Credit Line .
    La possibilità di chiedere prestiti avrebbe naturalmente dovuto essere estesa a tutti i paesi dell’eurozona, con la possibilità per alcuni paesi di indicare di non averne bisogno e di permettere ad altri paesi di utilizzare la propria quota. Questo avrebbe permesso di soddisfare senza difficoltà, alle condizioni tripla A del MES, le necessità di finanziamento dei tre/cinque paesi che potessero aver avuto bisogno di prestiti a tassi di interesse bassi (probabilmente una cifra complessiva tra i 150 e i 200 miliardi di euro).

    La verità in tutto quanto sta accadendo che, volenti o meno, esistono due Europe.
    Non che la sfiducia dell’Europa del Nord verso quella del Sud sia completamente infondata. Sicuramente 30 anni di politiche “strane” hanno minato la nostra credibilità, ma qua si tratta di persone. Di gente che rischia di morire. Di persone che rischiano di sopravvivere al virus e morire poi. Per ogni imprenditore, anche piccolissimo, che salterà, salteranno famiglie. Allora inizierà la corsa all’aiuto di queste famiglie e fanciullo all’imprenditore saltato al quale, non solo non si daranno aiuti, ma si riserverà una bella procedura concorsuale, il fallimento e casomai anche una condanna. Perché si sa in Italia la soluzione del problema è trovare un colpevole, non la soluzione.

    Mi dispiace, e lo dico da Europeista convinto,  ma quanto accaduto e quanto sta accadendo da 100 giorni in Europa e nel mondo, ha dimostrato in maniera chiara ed inequivocabile che questa Europa NON è si assolutamente necessaria, ma NON è più quella pensata originariamente.
    E’ un accrocchio di interessi e di paesi che non hanno alcun interesse di perdere sovranità a beneficio del vero interesse comune.
    E’ un accrocchio di paesi che aspettano la possibilità di poter sfruttare le debolezze degli altri e che ritengono giusto farlo.
    E’ un accrocchio di paesi che oramai hanno avallato l’idea che la qualità intellettuale, giuridica e sociale sia data dal portafoglio e non da ciò che sia effettivamente giusto.
    E’ un accrocchio di paesi e basta.
    Non è l’Unione di paesi destinati a trasformarsi nel tempo ad uno stato federale.
    Non è l’Unione di paesi coesi per creare uno stato forte ed unito contro tutto e tutti.
    E’ bastato un virus per dividerci e affermare l’idea che l’aiuto fosse determinabile dalla convenienza economica.
    Come del resto si è fatto in Italia con la chiusura di centinaia di ospedali. Sono in perdita, costano troppo, e allora si chiudono. Senza tenere conto che esistono servizi che devono essere capillari e ben forniti, al di la del costo.
    Si è oramai sdoganata l’idea che tutto debba essere “autorizzato” dalla convenienza economica. E qua muore l’umanità, la dignità e la giustizia sociale.

    Il nostro Governo è stato incapace di puntare i piedi.

    Sono stati incapaci d’avere coraggio.
    E ora ci faranno passare questa ennesima sconfitta come una vittoria, ma ne riparleremo tra un anno.

     

    Un caro saluto,

    MG