L’ultimo Decreto del Governo annuncia lo stanziamento di 400 miliardi di liquidità per le aziende.
Questa notizia è stata presa da molti come un annuncio storico, senza precedenti e vista come una vera e propria operazione di salvataggio.
La fantasia degli italiani è incredibile e porta sempre a vedere o sentire quello che si vuol vedere o che si vuol sentire. La lingua italiana poi permette di esprimere il medesimo concetto in una infinità di formulazioni differenti.
Il Governo ha quindi, teoricamente varato una manovra epocale.
Ma davvero ha messo in campo tutti questi soldi per piccole, piccolissime e medie aziende?
Fughiamo subito ogni dubbio:
il governo non ha messo in campo né 750 (in complesso) né 400 miliardi (con il decreto varato ieri).
Queste stime di liquidità sono solo delle (ottimistiche) previsioni, legate al fatto che in presenza di una garanzia pubblica – sostenuta dal potenziamento del fondo centrale e dalla Sace, in orbita Cassa Depositi e Prestiti – sarà più agevole per il sistema bancario allargare i cordoni della borsa.
Qui si chiarisce uno dei primi punti.
La liquidità non è erogata gratis, ma sotto forma di prestiti.
Ossia di indebitamento in capo alle aziende.
La garanzia dello Stato interviene solo dopo aver inutilmente escusso il debitore principale. Ossia: se non pagate (rimborsate) la banca prima vi escute (e se necessario vi pignora e vi fa fallire) e poi, per la differenza eventuale non incassata, paga lo Stato, ossia pagano i cittadini italiani.
Quindi in un momento di grande difficoltà per le aziende il Governo italiano (che comunque poco altro poteva fare date le nostre casse) NON eroga fondi a sostegno, ma agevola l’indebitamento ulteriore delle società e delle P. IVA.
Si parla così di garanzie al 100% per affidamenti fino a 25mila euro;
Garanzia che scende al 90% per cifre superiori.
Percentuali indubbiamente notevoli, ma che non necessariamente faranno rimettere in moto il meccanismo della trasmissione del credito: garanzia non significa obbligo.
A questo punto quello che è lecito che si chieda un qualsiasi imprenditore che acceda al credito è “ma quando ripartiremo?”, “ma quando ripartirà l’export?”. In assenza di risposte a queste domande come può un imprenditore indebitarsi ulteriormente? Come può pianificare il suo rientro?
Certo sul momento questa liquidità sarà ossigeno nell’immediato dopo-crisi, quando con la progressiva riapertura delle attività produttive potremo finalmente cercare di tornare alla normalità. Nel frattempo, però, ci ritroveremo con imprese – e imprenditori, partire Iva incluse – gravate da ulteriori moli di debito, sia pur garantito.
Un debito contratto, nella migliore delle ipotesi, per sopravvivere e non certo per investimenti produttivi o per l’apertura di nuovi mercati. Quindi un indebitamento ulteriore che non ha prodotto nulla.
Occorre considerare tuttavia che l’erogazione di questa liquidità NON è affatto scontata. E’ comunque soggetta alla cosiddetta istruttoria delle banche che, per contro, NON hanno tanta voglia di andarsi ad incassare la garanzia dello Stato. Primo perché sarà difficilissimo incassarla, in secondo perché comunque sia attiverà un meccanismo scomodo alle banche di discussione Stato/Banca.
Nella manovra, si parla di prestiti che non posso superare il 25% del fatturato, a fronte di cali che nella migliore delle ipotesi sono anche di tre volte tanto. E di fronte ai quali non vi è, tra le altre cose, alcuna certezza dal lato della sospensione (cosa ben diversa dal generico rinvio delle scadenze) delle imposte, che quando si ripresenteranno potrebbero assorbire buona parte della liquidità messa a disposizione.
Nulla è stato concesso gratis e/o a fondo perduto.
La sopravvivenza delle aziende, ancor più delle piccole o piccolissime, è legata NON all’indebitamento di queste, che già escono (o talvolta non sono ancora uscite) da anni di crisi, ma alla riduzione o eliminazione dei costi.
Gli imprenditori, piccoli o grandi che siano, hanno bisogno di riduzione dei costi. Ossia:
Blocco degli affitti (sarà poi il locatore a rivolgersi allo Stato per ottenere il rimborso degli affitti non percepiti);
Blocco delle utenze (specialmente Energia Elettrica – Pensiamo alle aziende che hanno le celle frigo piene, o gli impianti accesi e che non possono essere fermati, ecc);
Sospensione del pagamento delle imposte o quantomeno una sostanziale riduzione (non rinvio) per almeno i prossimi 2-3 anni;
Blocco del pagamento della parte contributiva e previdenziale sui salari per i dipendenti ancora attivi.
Le aziende NON hanno alcun bisogno di ulteriore indebitamento, ma di RISPARMIO, ossia di riduzione dei costi fissi ordinari e delle imposte. Solo questo può salvare le aziende NON certo un ulteriore indebitamento spacciato per aiuto.
Un caro saluto
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